Le sfide per il futuro

Intervista a Jacopo Mele 

by Aurora Ponti e Greta Nanni Costa

Questo martedì ti parliamo di un tema a cui teniamo enormemente come associazione: il futuro. 

Per farlo ci siamo confrontati con Jacopo Mele, imprenditore e digital life coach, in un’intervista che è riuscita ad aprirci gli occhi e ad offrirci grandi spunti di riflessione.

Partiamo subito con la prima domanda, fondamentale per quello di cui vorremmo parlare oggi. Quali sono le industrie del futuro? Su quali settori bisogna puntare per rimanere aggiornati e competitivi nel mercato nonostante passino gli anni?

Quello che vedo è che le industrie del futuro sono diverse da quelle che vengono in mente alla maggior parte delle persone. Le industrie del futuro sono Brain Computer Interface, Smart Data, Esoscheletri. 

Spesso a questa domanda si risponde con Virtual Reality, Intelligenza Artificiale, Blockchain, ma queste sono industrie del presente: sono già obsolete. Soprattutto, non sono settori in cui buttarsi, per esempio specializzandosi all’università: tra tre anni saranno maturi, morti, ci sarà qualcosa di nuovo e di più innovativo che li supererà. 

Se studi per arrivare sul mercato con cose che ora reputiamo innovative, quando finirai di formarti saranno cose già viste. Inoltre, se si punta a una posizione di leadership in quel segmento, sarà una strada ancora più complicata in quanto sarai solo un Junior in un mercato già affermato. 

Per arrivare a una posizione di leadership, quindi essere veramente parte di un’industria a 24 anni, padroneggiarla e creare davvero valore per essa – che credo sia l’obiettivo di chi fa parte di JEBO – devi studiare industrie che avranno successo non ora, ma tra dieci anni, così quando uscirai dall’università sarai attuale, al passo con le tecnologie del futuro. 

Di cosa ha bisogno un universitario per ridurre la distanza tra università e mondo del lavoro?

Probabilmente allenarsi a rigenerarsi in modo continuo. Un tempo le aziende avevano come metrica il numero di dipendenti, oggi si punta alla qualità: quante persone ho all’interno che sappiano rigenerarsi, che sappiano evolvere?

Se voglio imparare a far parte di quei pochi, come mi alleno per imparare a rigenerarmi?

Rigenerarsi è un concetto fondamentale. Fino ad ora chi va in pensione “muore”. Invece dobbiamo ripartire! 

La sfida è essere in grado di avere nuove sfide ogni giorno, ogni 3 mesi dovresti fare una valutazione peer to peer con i tuoi colleghi per alzare l’asticella e accedere a una sfida nuova. Se ogni 3 mesi ci riesci, allora sei in grado di rigenerarti. Se ti poni una sfida pari o sotto alle tue attuali competenze allora ti stai allenando verso l’apatia.

Quali sono le caratteristiche fondamentali da avere per buttarsi nel mondo del lavoro?

Dalla mia esperienza le persone che sono molto apprezzate non sono quelle che sanno “fare le cose”, perché acquisire informazioni e competenze è molto più semplice di prima. 

Adesso bisogna saper connettere i puntini, conta l’esperienza, che impatta in modo positivo e negativo. La sfida reale apprezzata nel mondo del lavoro è essere in grado di alzare ogni volta l’asticella e porti nuovi limiti da superare. 

L’uomo si distingue dalle macchine perché esse non possono essere creative quanto noi, è una sciocchezza: tutte le macchine sanno compiere lavori come e meglio di noi esseri umani, perché sono più rapide nel calcolo e possono contenere molte più informazioni. Ma quello che non possono fare è spostare i limiti

Ciò che hanno fatto Mozart, Leonardo e Beethoven non verrà mai superato da una macchina, un computer non oltrepasserà mai i limiti dei propri predecessori in quel modo. Li potrà eguagliare, forse, o farlo più velocemente, ma non saprà andare più avanti di così.

Quindi, a vent’anni come faccio ad alzare l’asticella?

Spesso servono sfide in cui diresti “Non so farlo” o “Non mi interessa”; dici queste frasi perchè non conosci ancora quello che ti aspetta dietro quelle porte. La sfida è acquisire nuovi punti di riferimento ed essere aperti ad ascoltare in modo costante. 

Ho 4 consigli fondamentali da darti: 

1.    Per creare valore sul mercato nei prossimi anni devi cercare di capire in che direzione andranno le nuove tecnologie e i settori dell’industria: attualmente l’ambito che subisce i cambiamenti più rapidi ed è innovato più velocemente è quello della tecnologia devi conoscere dove vanno le nuove tecnologie e industrie: la tecnologia è la cosa che attualmente cresce più velocemente, ma vale per tutto.  

2.    La filosofia ha un ruolo determinante nella crescita di un universitario e ti allena a pensare in modo critico.

3.    Allenati ad acquisire i nuovi punti di riferimento ascoltando chi ti sta intorno e chi ha i tuoi stessi obiettivi, o anche obiettivi più alti. 

4.    Ogni 3 mesi cerca di fare cose che ancora non hai fatto, di mese in mese cerca di agire in modo da spaziare il più possibile tra i vari ambiti in cui si presenta una qualche nuova sfida, facendo cose completamente opposte a ciò che oggi sai già fare.

Se poi vuoi fare il “soldatino” e il “robot” va bene, c’è chi non ambisce a posizioni elevate o in continuo sviluppo, ma se vuoi essere qualcuno che faccia veramente qualcosa di importante tra vent’anni, cerca di spaziare. Avrai davanti tutta una vita per immetterti in un unico settore o un unico lavoro. Se vuoi generare valore devi accettare sfide e strade sempre nuove. 

Molti evitano di lanciarsi in nuove esperienze perché non vogliono rischiare troppo, che consiglio gli daresti?

La grande storia di quest’epoca è basata sulla percezione del rischio. Fare il dipendente ha rischio alto e percezione di rischio bassa. L’imprenditore ha fondamentalmente rischio basso ma percezione altissima. I dipendenti non possono scegliere, non possono cambiare direzione velocemente quando ci si accorge che il mercato sta cambiando. L’imprenditore ha questa capacità fondamentale per rimanere sulla cresta dell’onda. 

Ognuno può scegliere la propria strada, ma Reid G. Hoffmann nel 2012 affermò che qualsiasi persona che nel 2030 non sarà un imprenditore, diventerà irrilevante nella nostra società. 

Diventare imprenditore non vuole per forza dire essere in grado di oppure aver voglia di creare una nuova impresa, ma avere la capacità e voglia di creare valore

Questa è la differenza fondamentale tra Entrepreneur e Intrapreneur. Il primo è qualcuno che immagina e crea un nuovo business, quindi si prende tutti i meriti e i rischi che si corrono con un’attività in corso. Il secondo è un individuo che usa le skills del primo per creare e sviluppare un nuovo progetto all’interno di un’impresa in cui già lavora, che elimina il rischio di essere un Entrepreneur.

In entrambi i casi, qualunque strada si scelga di intraprendere, mai perdere di vista l’obiettivo finale: creare valore.

Parlaci del tuo progetto: Aurora. Di cosa si tratta?

Aurora è una Fondazione no-profit che allena i giovani tra i 18 e i 20 anni, gli Aurora Fellows. 

Abbiniamo giovani donne e uomini brillanti e audaci a un ecosistema ben fornito e interconnesso, che consente loro di diventare i futuri responsabili del cambiamento e di avere successo, grazie a concrete opportunità di crescita. 

Per 3 anni ognuno di loro ha a disposizione un programma di coaching per imparare a bilanciare abilità e sfide, una rete di Wizards internazionali che ampliano i propri orizzonti e una borsa di 10.000 € che consente esperienze straordinarie, trasformative e non convenzionali.

Il nostro obiettivo è formare giovani già intraprendenti e dare loro le opportunità di cui hanno bisogno per sfondare, per diventare veri game changers.

Grazie alla sua grande competenza, Jacopo Mele è e sarà un punto di riferimento per la nostra associazione. L’ispirazione che riesce a darci in ogni occasione di confronto ci permette di approfondire la comprensione dei processi di crescita personale e di JEBO, dandoci sempre nuova voglia di migliorarci.

Dopo questa intervista noi siamo rimaste letteralmente a bocca aperta e tu cosa ne pensi? 

Aurora Ponti e Greta Nanni Costa

Make. Lead. Inspire.

JEBO

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